Pagina:Guarini, Battista – Il Pastor fido e il Compendio della poesia tragicomica, 1914 – BEIC 1841856.djvu/274

è poema ragionevole, uno, proporzionato, capace d’ogni arti- ficio ch’a ben tessuta favola s’appartenga, e finalmente figliuolo naturale dell’arte e legittimo d’Aristotile, resta che noi pas- siamo a dichiarare il termine e la parola di «pastorale», che si legge in fronte dell’opera, la quale, o non bene intesa o poco sin- ceramente interpretata, ad alcuni fu cagione di scandalo e a’ suoi difensori di molte lode, avendo essi occasione avuta e campo assai largo di recare intorno alla vita, nobiltá e poesia pastorale si nuove cose e si curiose, che ’1 tralasciarle fora, a questa no- stra fatica e al fine che noi abbiamo, troppo gran fallo. E, per intenderle meglio, bassi a sapere che gli antichi pastori non furono, in quel primiero secolo che i poeti chiamaron «d’oro», con quella differenza distinti dalle persone di conto, che oggi sono i villani da’ cittadini, perciocché tutti erano ben pastori, ma, come avvien dei gradi nelle cittá, altri grandi, altri bassi, altri poveri, altri ricchi e, per parlare all’aristotelica, altri mi- gliori e altri peggiori. Né tutti insieme servivano a’ cittadini, ché ’n quel tempo ancor non erano le cittá, ma si reggevan da sé, e chi valeva per avventura piú, comandava; ma non era però, quello stesso che comandava, niente meno pastore di quel che fosse qualunque altro, il quale ubbidisse; né era scon- venevole a dire «il pastor eh’è padrone», «il pastore che regge gli altri»; né, perché fosse tale, si rimaneva d’esser pastore, si come nella milizia, perché altri o capitano o colonnello si nomi, non è però che soldato anch’egli non sia. E cosi in tutti gli ordini troverassi che l’eminenza del carico muta ben nome, ma non professione. Nella medesima guisa in que’ primi tempi la vita pastorale si dovea reggere: tutti pastori, ma di loro altri governavano e altri erano governati, altri pascean le pe- core e altri no. Ma si potrebbe forsi qui dire che il capitano non si noma «soldato», e io replico che né anche il capo de’ pastori si chiamava «pastore», ma «principe» o «sacerdote», secondo il modo de’ lor governi e uso della loro favella. E altra quistione è quella del nominarsi, altra quella dell’essere. Concederò che chi governa pastori, non si chiami «pastore», ma che non sia pastore, non è da dire, e molto meno che chiunque a pascer non