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nel secondo luogo delle tragedie, e ’n conseguenza si debbia chiamar da lui legittima poesia, non approvata come perfetta, ma ricevuta come tragedia. Ma forse potrebbe dirsi che la favola di doppia costituzione, a cui diede il secondo luogo Aristotile, non fosse simile al misto della poesia tragicomica, conciosiacosaché in questa si truovi il riso, che in quella non può aver luogo, altrainenti non sarebbe tragedia, argomentando cosi : concedo che ’l misto d’Aristotile sia composto di parti tragiche e comiche, ma nego che abbia gli affetti tragici accompagnati col riso. Al quale obbietto rispondo che la tragicommedia non ha gli affetti tragici accompagnati col riso; può bene avere alcune parti che sono atte a muoverli, ma non a purgarli, né tragici dir si possono, se non purgano; e, se s’addimandasse se questi affetti sarebbono essi per sé bastevoli a purgare se ’l riso se ne levasse, direi di no, man- cando loro la compagnia deH’altre parti che possano star col riso, le quali senza dubbio non forano per se sole sufficienti a purgare gli affetti tragici. Laonde si conchiude che la tragi- commedia non è tragedia ridente, non essendo in verun modo tragedia. Tale sarebbe ella, se si togliesse o VEdipo o le Feriisse o alcun’altra delle perfette purganti, e con essa gli scherzi si mescolassero. Quanto poi alla diversitá delle parti, confesso che nella doppia d’Aristotile non è il riso della favola tragi- comica; non concedo però che cosi Luna come l’altra non sia mista di parti tragiche e comiche: e questo basta per farla si- mile alla doppia legittima del filosofo, la quale non può ne- garsi che non sia fatta di parti tragiche e comiche, si perché v’entrano le persone peggiori, che sono comiche, e dell’esito loro si tien cura particolare, che non si fa dalle semplici e pure tragi- che, come anche perché il diletto comico v’interviene. E, come il misto d’Aristotile dá luogo a quella comica qualitá, cli’è piú conforme a tragica poesia, cosi ii misto di cui si parla, dá luogo a quello ch’è proprio della favola tragicomica. Non è perciò che l’uno e l’altro non sia poema misto di parti tragiche e comiche, come ho detto, e non vogli introdurre il diletto comico, quella d’Aristotile per temperare, e questa del Pastor fido per distrug-