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l’una dello ’ntelletto e l’altra del senso, cosi può aver timor di due morti, nelle quali, per testimon d’Aristotile, è per 10 piú fondato il terribile. Quale è dunque il terrore purgante nella tragedia? quel della morte interna, il quale, eccitato nel- l’animo di chi ascolta per l’immagine delle cose rappresentate, tira, per la similitudine che l’un timore ha con l’altro, a guisa di calamita, il malo affetto peccante; onde poi la ragione, eh’è natura e principio della vita dell’anima, abbonendolo come suo capitai nemico e contrario, lo spinge fuori di sé, lasciandovi solo il buon timor della ’nfamia e della morte interna, fon- damento della vertu. Quando dunque il terrore purga il terrore, non fa come se giugnesse collera a collera, ma come il rabarbaro, 11 quale, tuttoché abbia similitudine occulta con quell’umor ch’egli purga, in quanto al fine però gli è sommamente contrario, perciocché l’uno sana e l’altro corrompe. Cosi il terrore purga il terrore, conciosiacosaché niuna via può trovarsi né piú valida né piú certa di non temere il morire, che ’l dar vigore e spirito alla vita dell’anima, eh’è ’l senso della ragione. Tutti gli altri sono men gagliardi argomenti, ché, se delle due vite l’in- terna è la piú propria dell’uomo, non ha alcun dubbio che chi vivace la sente in sé, sosterrá pria di non essere che di mai essere. In questo dunque consiste tutto ’l negozio della tragedia, la quale, rappresentandoci quel terribile che può es- sere nella morte dell’animo, c’insegna di non aver timor di quella del corpo e fa sentirci di denfro la forza della giu- stizia, per cagion della quale veggiamo i personaggi tragici, quando sono nell’animo tormentati, non sentire i tormenti del corpo e non aver timore alcun della morte. Per questo gli scel- lerati non hanno luogo nelle tragedie, si come quelli che hanno in tutto mortificato il sentimento interno della ragione. Ma vegniamo agli esempli. Di che si duole Edipo nel Tiranno di Sofocle, regina ed esemplare delle tragedie? Di che, dico, si duole quel re infelice dopo il riconoscimento del parricidio e dello ’ncesto da lui commesso? di doversi privar del regno? della patria? d’esser caduto dallo stato reale e fatto, di re, mendico? No. E pure queste sono percosse le maggiori e le piú