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sia quello della commedia. Per intelligenza di che hassi a sa- pere che ciascuna arte, oltre quel principale che dianzi s’è da noi detto, ha un altro fine. L’uno, per cagion del quale operando, l’artefice introduce nella materia, ch’egli ha per mano, quella forma eh’è fin dell’opera; l’altro, per bene e uso del quale, la cosa, che vuol condurre a fine, viene operata. Nel qual senso disse Aristotile che l’uomo è fin di tutte le cose. L’uno di questi fini chiameremo noi «strumentale», e l’altro, con la voce medesima del filosofo, «architettonico». E questi sono ambedue nell’arte tragica e comica. E, cominciando dalla commedia, il suo fine strumentale è d’imitare quelle azioni degli uomini privati, che col difetto loro muovono a riso, e questo è d’Aristotile. Ma il fine architettonico non si trova detto da lui, mancando, in quel trattato che noi abbiamo della Poetica sua, l’esame della commedia, dove noi doviam cre- dere che ce l’avrebbe altresi cosi bene assegnato come fece nella tragedia. Ma dal fine, ch’egli assegnò dell’opera, possiain noi bene conghietturare quale abbia a esser l’architettonico, es- sendo questo l’esemplare che l’artefice si propone. Laonde, considerata ben la nascita sua, che fu per occasione de’ bac- canali, tutta piena d’ebbrezza e di lascivia fallica, e oltre a ciò vedendo che ’l medesimo Aristotile la distingue dalla tra- gedia con le persone plebee, assegnandole il riso per sua spe- cifica differenza, pare a me che altro fine non possa avere che di purgare gli animi da quelle passioni che si cagionano in noi da’ travagli, non sol privati, ma pubblici. Purga la malin- conia, affetto tanto nocivo che bene spesso conduce l’uomo a ’mpazzare e darsi la morte; e purgalo in quella guisa che fa la melodia, secondo che c’insegna Aristotile, quell’affetto che i greci chiamano évOovaiucrpóv, e ’n quella che la Sacra Scrittura ci racconta, che David, coll’armonia del suo suono, cacciava i mali spiriti di Saul, primo re degli ebrei. E, si come una parte di musica, secondo che’l medesimo c’insegnò, è necessaria per cagione di ricrearsi e prendere quel ristoro, di cui l’umana vita ha tanto bisogno, cosi la commedia, con le festose e ridicole sue rappresentazioni, rallegra l’animo nostro, e ’n quel modo