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sente le fiamme, ed essa, che ’nnamora,

innamorata splende.
E questa è forse l’ora
che le furtive sue dolcezze e ’1 seno
del caro amante lassa.
Vedila pur come sfavilla e ride.
Amano per le selve
le mostruose fère; aman per Tonde
i veloci delfini e Torcile gravi.
Quell’augellin, che canta
si dolcemente e lascivetto vola
or da l’abete al faggio
ed or dal faggio al mirto,
s’avesse umano spirto,
direbbe: — Ardo d’amore, ardo d’amore. —
Ma ben arde nel core
e parla in sua favella,
si che l’intende il suo dolce desio.
Ed odi a punto, Silvio,
il suo dolce desio
che gli risponde: — Ardo d’amore anch’io. —
Mugge in mandra l’armento, e que’ muggiti
sono amorosi inviti.
Rugge il leone al bosco,
né quel ruggito è d’ira:
cosi d’amor sospira.
Alfine, ama ogni cosa,
se non tu, Silvio; e sará Silvio solo
in cielo, in terra, in mare
anima senza amore?
Deh ! lascia ornai le selve,
folle garzon; lascia le fère, ed ama.
Silvio. A te dunque commessa
fu la mia verde etá, perché d’amori
e di pensieri effeminati e molli
tu l’avessi a nudrir? né ti sovviene
chi se’ tu, chi son io?