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ché dopo gli abbracciamenti ciascuno torni nell’esser suo. Con- ciosiacosaché quell’abbracciare non gli confonda in modo, che l’uomo non sia quell’uomo e quella donna non sia la donna di prima, e ciaschedun di loro non abbia’ e non riconosca e non serbi intera la sua natura, il suo essere, la sua forma. Quinci nascono i non intesi spasimi degli amanti, non potendo, come vorrebbono, unire e mescolare i corpi in quella guisa che fanno gli animi. Perciocché questi, col mezzo della volontá, che non è altro in atto che la cosa voluta, accordandosi di volere una cosa medesima, si congiungono agevolmente e di due animi ne fanno uno; ma i corpi, che non si possono né mescer né penetrare per quantunque s’ingegnino di annodarli, non vien loro fatto di unire in modo, che facciano un corpo solo, come fanno di due animi un sol volere. Ma, tornando al proposito, consideriamo le parti e repugnanti e conformi di questi duo poemi, per far vedere che ’l misto tragicomico è ragionevole. La tragedia ha di comune con la commedia la rappresentazione, con tutto il resto dell’apparato, il ritmo, l’armonia, il tempo limitato, la favola drammatica, il verisimile, la ricognizione e ’l rivolgimento. Intendo per «comune» che Luna e l’altra si servi delle me- desime cose, avvenga che nel servirsene sia qualche differenza tra loro. Altre qualitá sono poi tanto proprie cosi dell’una come dell’altra, che non solo varian nell’uso, come quell’altre che si son dette, ma diversificano in modo la spezie, che diven- gono differenze di lei. E non ha dubbio che chiunque pen- sasse di far passare intera alcuna di loro ne’ confini dell’altra, e d’usare nella tragedia quel eh’è solo della commedia, ovvero in questa quel eh’è proprio di quella, farebbe favola sconve- nevole e mostruosa. Ma il punto sta a vedere se queste diffe- renze specifiche sono si repugnanti, che ’n qualche modo for- mare non se ne possa una terza spezie, che sia poema legittimo e ragionevole. Or queste sono della tragedia: la persona grande, l’azion grave, il terrore e la commiserazione; della commedia: la persona e negozio privato, il riso e i sali. Quanto alla prima, confesso, e per dottrina aristotelica ancora, che convengono alle tragedie i personaggi grandi, e i bassi alle commedie; ma nego