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88 QUADERNO 3 (xx)

pacità intellettuali e tecniche, non permeate dalla vita dei

i partiti, dal realismo vivente della vita nazionale, formavano quadri nazionali apolitici, con formazione mentale puramente rettorica, non nazionale. La burocrazia così si estraniava dal paese, e attraverso le posizioni amministrative, diventava un vero partito politico, il peggiore di tutti, perché la gerarchia burocratica sostituiva la gerarchia intellettuale e politica: la burocrazia diventava appunto il partito stata- le-bonapar tistico. Vedere i libri che dopo il 19 criticarono un «simile» (ma molto più ricco nella vita della «società civile») stato di cose nella Germania guglielmina, per esempio il libro di Max ■ Weber, Parlamento e Governo nel nuovo ordinamento della Germania. Crìtica politica della burocrazia e della vita dei partiti. Traduzione e prefazione di Enrico Ruta, pp. xvi- 2oo, L. 10,00. (La traduzione è molto imperfetta e imprecisa) *. bis § (120). Antonio Fradeletto. Antico radicale massone, convertito al cattolicismo. Pubblicista retorico sentimentale, oratore delle grandi occasioni *. È un tipo della cultura italiana che ormai tende a sparire. Scrittore di cose letterarie, artistiche e « patriottiche ». Mi pare che in ciò consista il «tipo»: nel fatto che il «patriottismo» non era un sentimento diffuso, lo stato d’animo di uno strato nazionale, ma specialità di una serie di scrittori (cosi Cian, per esempio), qualifica professionale, per così dire. (Non confondere con i nazionalisti sebbene Corradini appartenga a questo tipo, e si differenzi in ciò da Coppola e Federzoni: neanche D’Annunzio rientra in questa categoria: in Francia questo tipo esisteva forse in Barrès, ma non identicamente). Cfr Quaderno 23 (vi), pp. 63-64. % % § ( 121). I nipotini di padre Bresciani. Arturo Calza scrive nella «Nuova Antologia» del 16 ottobre 1928 «Bisogna cioè riconoscere che - dal 1914 in qua - la letteratura ha perduto non solo il pubblico che le forniva gli alimenti, ma anche quello che le forniva gli argomenti. Voglio dire che in questa nostra società europea, la quale traversa ora uno di quei momenti più acuti e più turbinosi di crisi morale e spirituale che preparano le grandi rinnovazioni, il filosofo, e dunque anche, necessariamente, il poeta, il romanziere e il drammaturgo - vedono intorno a sé piuttosto una società “in divenire” che una società assestata e assodata in uno schema definitivo (!) di vita