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69 muoio e io mi muoio^ benché Teffetto sia il medesimo. Dico che facendo uso di io mi muoio^ si esprime uD*idea di pià«  che è i* interna sensazione di colui che muore; e detta sen- sazione è io mi sento morire; la quale benché sia egualmen- te in colui che muore e dice iomuoiOf pur non é nelle pa- role espresso. È dunque mio parere che « in origine, tale bsse V intendimento di chi introdusse nella espressione il nome personale ; che poi anche tutti quelli che ne fecero oso in seguito sentissero il valore, non yo* pretendere d*af- fennarlo; oiantengo solo che il nome personale non é inu- tile, e da lodarsi èchi Tusa sapendo perché. Soluto e com- preso così il riempitivo del quarto esempio, facile sarà il comprendere anche il concetto di mi in io mi ì^ìm alfanii" Co. Chi parla, mostra che si scosti dal modo di vivere degli altri; e quindi dipenda dal solo suo piacere, dalla sola sua opinione, lasciando correre^ come egli dicct due sol" di per i^eniiqiiattro denari ; dunque il mi comprende la idea di concentrato in me ^ e dello stato mio contento. Medesimamente^ quando si dice egli si mangia ogni cosa , si mostra la ghiottomia della persona di cui si parla, essen- do nella natura de* ghiottoni il curare solo se medesimi «  e non impacciarsi degli altri ; dunque Pidea del pronome si è curando se non se medesimo. Domando io ora, chi neghe- rà tutte queste maniere di dire essere molto espressive; e se non sarebbe togliere virtiì e grazia alla lingua a volerle tor via quelle particelle, chiamate, per bizzarria, riempiti- ve. £ quando pure si voglian talvolta giudicare inutili per forza deir uso che trascorre, come sono spesso nel Boccac- cio, si debbono almeno chiamar per lo vero loro nome, cioè aomi personali, a fine che si possa dar ragione d’ ogni co- sa uell’ analisi della proposizione.