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67 Per legge d* armonia oper forza d’uso, «nona male il dire ci lo^ pi Az, si le% ecc. ; perciò, quando ai nomi per- sonali 711/9 ti^ ci^ Wy si^ aieguono i pronomi lOf la^ li^ le^ ne, quelli si mutano in me, te^ ce, ve^ se; ma, con tutto ciò , queste seconde forme non hanno più forza né valore delle prime ; che non portano V accento tonico ^ cioè quella breve pausa o rinforzo di voce che si sente in me del terzo esempio* £ qui è da osservare che il me del terzo esempio ha ben altro valore, nel sentimento delle parole, che te e se de* primi due; siccome quello che contiene oppo- siiione, e significa in senso pieno , domandaie me di ciò? domandatene altrui^ che io non ne so nulla* Quindi nel leggere il terzo esempio convien fare una piccola pausa so- pra /ne, cosi me^jne domandate ? Nel primo esempio , ali* opposto, si deve passar leggiermente sopra le due particel- le se hf e leggere se la menò , quasi fosse una sola parola accentata nell* ultima sillaba. Le forme ce /o, se la^ te ne, debbono esser giunte col verbo quando son poste dopo, e separate fra loro avanti al verbo; e non senza ragione, ben- ché molti le scrivano intere anche avanti al verbo; perchè aoo avendo se^ per esempio, più valore che /a, se si metto- no queste due voci insieme selo^ forza è pronunciare un ac- cento sopra ^e; il die si oppone alla espressione, che vuole che col medesimo metro e misura di tempo, senza restar piò in su Tuna che in su Taltra, si passi dalle due particelle al verbo che porta T accento; il quale effetto dell’ accento ri- chiede, per lo contrario, che le tre parole siano unite quan- do le particelle stanno dopo il verbo. Quanto al porle avan- ti dopo il verbo « sieguono le stesse regole di m/, f/, CI, w, si.