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6S se (jaelle parole; senza che, la enfasi (i) ha più biso- gDo in tal caso d* appoggiarsi a* verbi che alle persone. U ripetere il nome personale, come nel secondo esem- piOf è naturale, e rende V espressione vivace e forte. I. EUa venne a scusar se e a confortar me. B. 2. Di^ te voi a ME? guardate che voi non m* abbiate colta in iscambio* B. 3, jÌ vot non costerà niente. B« 4* Messer Gerì non ti manda a me. B. 5* Ed io a lui i Da me stesso non vegno. D. Non 80I09 come si è veduto, quando due dativi o due oggetti dipendono dal medesimo verbo ; ma anche, come appare dal primo esempio, allora che sono soggetti a due ferhi differenti, purchà vi sia confronto di persone , si usa- BO le forme di maggior valore me, te, se; a me, a tó, a se. Nel secondo, nel terzo, e quarto esempio, le persone mes- se in confronto sono sottintese (3) , e T ordine intero po- trebbe essere. Dite voi a me o ad altri ? A voi non co^ sierà niente^ ma a me molto ; Messer Gerì non ti man- da a me^ ma ad Amo^ o cosa simile» Il quinto esempio è dato per mostrare che , qualunque sia la preposizione ap«  posta a un nome personale, vuoisi adoperare la forma di maggior forza. I • CojXFORTjrrEViy voi siete in casa vostra. B. 2. Non et OAE questa seccaggine stanotte. B. 3. Io son presto a comrESSjinri il vero. B. 4* credenùosì la morte fug^ (i) Dal greco emphasis, composto di phans en , detto da dentro , cioè p«rola detta con forte emission di fiato. (s) Souinundgr€ • vocabolo che spetto ci occonreii » significa intender«  wUo il Telane delle parole non in pieno espresse, qnel ehe si Tuoi signifi- cale per intero. Nello stesso modo faremo uso di 9Ì «* intende^ cioè in que- llo è intuo .