Pagina:Grammatica filosofica della lingua italiana.djvu/8


v

INTRODUZIONE


In ciascuna cosa naturale o artificiale
     è impossibile a procedere, se prima
     non sia fatto lo fondamento.



Pieno del sentimento di questa aurea sentenza di Dante, e avendo io riconosciuto che a noi Italiani pur troppo manca lo fondamento, mi parve non poter fare cosa più utile alla patria, di quella di sovvenire, giusta mia possa, a tanto difetto. E quì, acciò che ognun m’intenda, mi convien dire quello, che altri forse, per non offendere li più, si tacerebbe; e dal che me non terrà pusillanimo riguardo, non essendo io disposto a blandire lo errore per non dispiacere ai ciechi suoi seguaci. Dico dunque che generalmente, e anche da quelli che fanno un corso di studj regolare, salvo i pochi, non si conosce nè la grammatica nè la lingua italiana; non tanto per colpa nostra, quanto per difetto del modo di educazione; perciò che, sebbene si studii il Latino, il Greco, quindi si passa alle scienze, e si lascia indietro lo fondamento, cioè lo studio della grammatica e della propria lingua; venendosi ad imparare le predette per comparazione con una che non si sa. Chiunque ragioni potrà pertanto immaginare di quanti errori possa esser cagione il mettere una base imperfettissima alle nostre cognizioni1; che, finalmente, noi non abbiamo a parlare, a disputare, nè a scrivere in greco o in latino2.

  1. Comme une clef ouvre la porte d’un appartement, et nous en donne l’entrée, de même il y a des connoissances préliminaires qui ouvrent, pour ainsi dire, l’entrée aux sciences plus profondes; ces connoissances, ou principes sont appelés clefs par métaphore; la Grammaire est la clef des sciences, la logique est la clef de la philosophie. Du Marsais.
  2. Tale stima si faceva della lingua italiana quando diedi la prima edizio-