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48a forme meriian è fatto a proposito, per esser Taccento su la prima. Ognaao può sentire che dispiacevo! suono produrrebbe il pronunziare iotere le parole chi male ti s^uole^ male ti sogna. £ cosi» chi vuol eonoscere Io sconcio che produrrebbero in questa frase ji che svilirci senza poterci ere-’ scer paghe^ scemar fatiche^ far ben veruno^ le lettere che son tronche e tolte» riponga le parole intere crescere^ sce-marCf fare^ bene^ e sentirà come si trascinano in dileguo. Il troncare l’aggettivo Imono nel plurale, come buon costumi^ io luogo di buoni costumi^ non sarebbe ben usato oggi se non in poesia, e forse il Boccaccio scrisse buoni. Non si debbon raccorciare le parole infine della proposizione; sì che si dirà ella è degna dell’amor mio o del mio amorem Lo sol vi mostrerà che surge ornai Prender 7 monte a più bresm salita. Questo troncamento prender 7 che si truova in una edizione di Dante del Lombardi è impossibile a pronunziarsi; onde non si può troncare Tultima lettera d* una parola, e la prima di quella che la segue. Non è da dubitare die Dante scrivesse prendete 7 monie^ con (;) dopo ornai. DELL* AUMENTO OBLLE PABOLE Si aggiunge una d alla preposizione a^ quando è seguita da parola che comincia qon a; e similmente alla congionzione e; quando è seguita da e • I Romani, in luogo di che è^ dicono ched è^ la quale non è forma da aversi in dispregio. L* aumento vYa e vXVe suddette si fa talvolta innansi a vocale non simile a quelle; ma non sì spesso come fanno certi scrittorellii a cui pare un gran che quando sanno scrivere ed addita^ ed adombra^ ed ode. E quante di queste ne han fatte dire al Boccaccio i suoi editori! Al tempo suo la