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Una misera innocente la quale, olire all’ayere perduto il marito di subita morte, si sentiva accusata d’averlo ella ucciso, in meszo del popolaszo minacciante, stava, dice il Boccaccio, ristretta della paura f come colei che si sarebbe voluta concentrare in se nel modo che dice Dante: E qui fu la mia mente sì ristretta Dentro da se^ che di fuor non venia Cosa che fosse ancor da lei recetia. £ io credo che la ripetition di questi tre versi non siirl^ discara a chi legge. Ma questo è un atto che fa chi teme d’ogni intorno, quello dico eh* esprime il Boccaccio di ristringersi con tutto il corpo io se, quasi si voglia rimuovere da ciascuna parte, guardando sotl’occliio. I grandi le nolano queste cose. E moltiplicando il maestro in nos^lle^ venne al giovar ne alzato il viso^ e veduto ciò ch’egli aveva in capo. f^enne alzato il viso^ venne veduto^ bei modi eh* eraD perduti. E osservisi che la maggior parte delle bellezze qui esposte non sono cose da ricorrere al vocabolario; il quale non le può suggerire a chi non l’ha lette; bisogna raccorle leggendo i classici, e leggendoli per istudio; la qual cosa è pur sempre dilettevole, dove il vocabolario è d’iosuperabil noia. Quindi partitosi^ corseggiando^ cominciò a costeggia’ re la Barheria^ rubando ciascuno che meno poteva di lai Corsaro e corseggiare son termini derivali da corso, cioè correre il mare. Hubare^veg^enle l’oggetto in vece del dativo, è assai usato dal Boccaccio; e notisi quel poteva me* no per aveva men potere. Tanto con dolci parole^ e ora con una piacevolezza^e