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454 la questa digressione io non credo essere uscito del seminato, nè aver dimentico il pubblico bene per la pri?ata gratitudine; ma m* è parso di recar gran giovamento ai giovani col far loro assapere come possano leggere e studiare i due gran poeti non solo senza noia e perdita dì tempo, ma anzi con risparmio di quello e della fatica. L^ edizione del Petrarca coi comenti del Biagioli è quella stampata in Parigi nel i8ai, sotto gli occhi suoi. A chi vuol dunque conoscere le bellezze del Petrarca ivi ricorra; che per me, poco men potrei fare che ripetere quanto dissi del poetar di Dante (i)* In lui tutto è alta poesia, fervida e divina immaginazione, nobilissimi pensieri i pieno ridondante di gentilezza, di grazia, e di soavità, senza esser molle; e pur con forza quando ei vuole. La terza luce della italiana letteratura è il Boccaccio, in lode del quale basti il ridire che del suo stile ho fatto la base principale di quest* opera, essendo egli il più corretto scrittore io prosa, e il più elegante; e nel corso di questo capitolo ne riparlerò. Ora mi tira a farne menzione la tradazione di Cornelio Tacito di Bernardo Davanzali, il quale credo dover raccomandare agli studiosi qual secondo maestro della prosa; e come troverà nel Decamerone ampio stile e largo, e sovrabbondanza di parole e di dolcezza, per lo contrario nel Tacito avrà forse al primo di che lagnarsi della troppa brevità; onde il contemperare Tono stile con Taltro non Ga forse mala cosa. Ma io ti so dire, giovane studiante, che se una prima lettura del Davanzali ti parrà dura e faticosa, una seconda ti diletterà, e crescerà il desio e il diletto quante più volte lo leggerai. Eccone un saggio. (i) Ansi il suo stile è si purgato e scelto, cbe non v*è in ini te le ^ lime da poter lerare una voce sola, e dir questa è/uor tfuso.