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poetico e grave; e meglio comiQcia il verso lo sole che il so^ le. La espressioD famigliare essere per coricarsi è fatta poetica e rara mutando la preposizione, e togliendo il pronome, essere nel coricare; cosi l’arte del Poeta con pìccoli mutamenti nobilita le parole; ma, sopra ogni altra cosa, mostra qui grande ingegno la leggiadra similitudine. Sìt pareggiando i miei co^ passi fidi Del mio maestro^ usci fuor di tal nube^ A! raggi morti già ne bassi lidi. Tutti i vocaboli qui usati sono pur famigliari, ma innalzati per la particolare applicazione. Pareggiare iproprii passi con quelli del compagno è vaga maniera per andare a passo pari con lui* Quello attribuire a* passi del suo maestro la fidanza che aveva in lui, è bella figura reltorica; eia metafora raggi morti^ per raggi spenti^ è sublime. O immaginativa^ che ne rubo Talvolta sì di fiior^ cK uom non s^ accorge Perchè d* intomo suonin mille tube^ Chi muove te^ se l’uom non ti porge? Apostrofe divina I volo d^immaginazione inarrivabile! A immaginativa s* ha a suppMr potenza • Or che sarebbe quel" verso, se in luogo d* immaginativa fosse immagina^ zione? L*arditezza della voce, forse per la prima volta ansata da Dante in tal modo, e da lui creata, chiara, e variante il troppo comun suono in lo/ie, forma il bello del verso. Il senso è o immaginativa che talvolta ci togli agli oggetti che son di fuor di noi^ sì che Vuom non se n accorge^ quwvtungue ecc. Dice dunque che la forza della immaginazione ruba, toglie Tuomo agli oggetti esterni in modo, che, quantunque d* intorno a lui suonino mille trombe, egli non se