Pagina:Grammatica filosofica della lingua italiana.djvu/462

’J e eiella bellezza j e un censore esser dif/tcile^che cosa siifichi; nè credo si possa per chi non sa il francese • Io rei questo giudice, l*orecchiO| esser sottile^ dilicato^ e un nsore esser sei^erf); e parlando di persona, che uno è </iescevole^ saziewle^ quando nulla lo contenta, ma non difile, il quale aggettivo, italicaaiente, alle cose sole apparane; che se per increscevole esaziei^ole è latino, questi le vocaboli sono più che sufficienti, e assai piii belli che latino. Senso pia ricevuto f per senso pia giusto^ pia approva^* , pia accetto» Il senso più ricevuto della voce fortuNjìto^ è quello di venturoso^ felice. In questo caso mi par che s* avrebbe a ire: // senso che per li pia si dà alla voce. Bravo per eccellente^ valente» In queste brave definizioni non abbiamo cosa che di- Io non so che ci abbia a fare qui il bravo* Se il soffrire è bravura, chi non dirà pia bravo ilsO’^ uere che il lione? A me par che del soldato solo si dica bravo; ma ia aesto caso quanto meglio valentia e valente! Essere alle prese per venire alle mani^ azzuffarsi^ con* ìndere. Combattendo gli errori del vocabolario^ noi siamo alle rese con uno avversario non solamente formidabile ecc* Il Monti, certo, non se Taspettava che si avessero a contattare errori anche nell’opera sua; e io credo che ne sian iu nella Proposta che nella Crusca; pure egli ha fatto un ene infinito a mostrare primo la necessità di dare la defi<» izion delle parole, senza la quale un vocabolario è di poco