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4aa maggior merito! )• Alle quali sue parole se si avesse a prestar fede^ non v*è dubbio che li più degli Icaliani, a cui noa piace gravare la mente eoo troppe opere letterarie, scerrebbero quelle del secolo più raffinato, che è facile e piano; e fora* anche degnerebbero di gittare uno sguardo dietro nel secolo di Torquato, che più s*ayviciua ali* oro più fino; ma per certo lascerebbero stare in pace quello antiquato di Dante, la cui lettura è aspra e forte, e seco lui il Petrarca e gli altri meschinelli di quel secolo! Ma senti, lettore, 1* interdetto che questo nuovo aureo prosatore fulmina sul capo deir immortale creatore della prosa italiana: Vieni^ autore delle cento novelle^ celebrato Boccaccio! La stessa fa-ma del tuo primato sopra tutti gli autori del Toscanesimo^ mole che io ti preferisca agli insipidi allies^i della tua scuola; e vìsl va seguitando in questo tuono come egli dice, si che non so come quel povero disgraziato del Boccaccio potrà più levare il capo! E chi è costui che ci vuol far pecore, noi tutti quanti ammiriamo, e non ciecamente, questo padre della toscana favella? Egli è un cotale che si assume il lieve carico d*insegnarci lo stile italiano, o almeno di additarci la vera via di pervenire alFacquisto di esso; che egli scrive al Monti: f^i ho parlato finora per la causa della buona poesia^ soffrite che io aggiunga adesso due solepa^ role per la causa della buona prosa italiana* Se ci ha commendato il Metastasio per la poesìa; bene sta che ci proponga il Goldoni per la prosa! Vedi chi ci vuol essere scorta! E acciò che il lettore abbia un saggio di questo bello stile, di che egli vuol arricchire la nostra lingua ancora troppo povera, ecconc alcuni estratti. Quella lunga filsa di dialoghi è una vera farsa, una farsa nelle forme*