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4io spondeDte la voce che col verbo nel congiuntivo, e non da con l’infinito, come Tusa il Macchlavello nel quarto testo. Bello e ardito ò quel fiero da non risparmiar delitto del Davanzati; e il Boccaccio ha, e se forte si credei^ essere da cas^alcare; ma in questi due casi non è nè sì nè tanto; e per me io non porrei dSor, in luogo di che con Tiofioito, nei primi due testi; che mi parrebbe guastar lo stile. Anche nel caso del Macchiavello se vi fosse solo potente ^ seuz^ il sì^ come ì forte del Boccaccio, e il fiero del Davanzati, Taggettivo essendo sufficiente per supplire alla immaginazione Tidea del nome potenza^ se ne trarrebbe il concetto, come dimostrammo a carte 33 1, egli non ha potenza da la quar le venga il poter reggere; ma dicendo egli non è sìpotenr te o egli non ha cotal potenza «il W e il cotale vogliono il loro termine corrispondente cAe, e non reggono alla analisi che comprende la preposizione da; donde conchiudo che in tali espressioni sì e tanto debbano essere seguiti da cAe col verbo nel congiuntivo, e non per da con Tinfinito* Faccio questa osservazione perchè vedo che gU scrit* ti moderni sono ripieni di questi da senza appoggio e male a proposito adoperati, come ne* seguenti esempj: Afa non chiuderemo sì gli occhi da non l’edere per esse $1contumelie del Gigli contro la Crusca) quale sia sempre stata la gelosia ecc. Perticari* Ma non ci lasceremo tanto ben-dare dallo spirito di pres^enzione da non cedere che que^ sto ecc«Monti. Dico che sono senza appoggio, perchè quando almen vi fosse uno aggettivo col quale potersi reggere, come in quello del Macchiavello, si potrebbero scusare; perchè Taggettivo suggerendo Fidea del nome, quantunque sciancato, ne viene pure un concetto.