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383 OETL* IMPERATIVO I. f^arrendigliel tosto.B. a. Non FAn vista di ma-rauigliarii, nè perder parole in negarlo. B. 3. Non roLERE ESERCITAR le tuc forzc contto a una femmina. B. 4- Perchè egli il negasse^ non gliel credete. B* Degna di nota nell* uso dell* imperativo è la seconda persona del singolare rappresentata da tu per la quale, quando è accompagnata dalla negazione, non si può più adoperare la vera forma dell’imperativo; ^ma bisogna ricorrere all’infinito, come mostrano le espressioni nonfar^isia^ nè perder parole^ ma ciò, dico, avviene solo nel singolare, come fa vedere il quarto esempio* Io credo che questo modo proceda dai Latini, i quali dicevano noli simulare^ perchè possedevano la forma deirimperativo noli e passando poi neir Italiano; per non aver esso quella forma, si sia detto, non voler far vista; il chey conae appare dal terzo esempio, ancora si usa; e poi si sia abbreviata la forma in, non far uista^ sottintendendo wlere* I «Non SIATE come penna ^d ogni ve^nto. D. a. Non CREDIATE mai ad un ricco^ quando è* fa carezze a un polvere. G* Crediate^ o padri coscritti, che andC io non go^ do di far rUnUcizie. Dav* Non roctiAVE con così fatta maochia ciò che gloriosamente acquistato avete guastare. B* I verbi credere^ essere^ avere ^ volere^ potere^ piacere^ sapere^ valere^ esprimono tutti idee che non si possono sottoporre a comando; si come indipendenti da esso, onde non potendo reggere alla voce imperatoria, si rivolgono a quella che desidera; voglio dire che a questi verbi, siate^ i^ogliate^ crediate^ si sottintende desidero^ e però essi portan qui la forma del presente congiuntivo, e non T imperativo.