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366 polUcitus sum* Erra dunque il Bartoli dicendo che si possa scrivere indiSerenteraente, io mi ho amato e io mi sono amato; io mi ho ferito e io mi son ferito. I • Alla gelosia tua t’* hai lasciato acceca re. B. :k. Quando la gelosia gli bisognava^ del tutto se la spogliò; così come quando bisogno non gli era se l’afeka vesti-TA. B. 3. Con sas^ia perses^eranza lungamente GODUTA sono del mio disio. B. La costruzion retta del primo esempio è, Tu hai la" sciato alla tua gelosia accecar te; rausiliario hai sta dunque ancora qui in forza d^uh dativo. Neil* espressione, se Tay^ea vestita^ l’oggetto è /a, e ^e è dativo. Godere può stare con l’ausiliario essere perchò può portare T affisso, cioè godersi. I. Se io rossi vowto andar dietro (C sogni io non ci sarei x^nuto. B. a. Non mi sono potuto zErAn se non oggi. B. 3«// Saladino conobbe costui essere saputo irsciR del laccio che egli gli as^ea teso. B«4* Se io mi rosasi VOLUTO SCOSTARE dalla uerità delfatto^ io F ax^rei potuto comporre e raccontare sotto altri nomi. B. 5. Chichi" hio cas^alcava appresso a Currado con la maggior paura del mondo ^ e volentieri -^ se potuto avesse^ sarebbe fuggito^. 6. Deliberarono essere il migliore cT aver Tito per parente^ poichè Gisippo non aveva esser voluto. B. Quando alcuno de* participj voluto^ potuto^ saputo^ e dovuto^ è seguito da uno infinito de*verbi di stato, si dee pur usare per ausiliario essere; in modo che, quantunque si dica, non ho potuto fare^ non hanno voluto dire^ avere saputo cogliere^ a cagione dei verbi fai^^ dire, e cogliere ^ i quali, per esprimere azione, vogliono avere; si debbe dire, sUo