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353 < Ben 8Ì vede questi particlpj essere usati alla maniera assoluta (i) dei Latini; e quindi stanti per se soli; ma i Latini non mettevano già la forma del nominativo, corrispondeDte col nostro agente; ben quella dell’ablativOt al quale in questo caso noi suppliamo con l’oggetto; e per ciò convien che il verbo sia di quelli la cui azione o atto abbia, per termi-ne l’operante medesimo espresso per lo pronome lui o /ei come li già veduti uscito lui^ partita tei; e i seguenti, ilesto lui^ giunto lui ^tornata lei^ morti loro; o sia Tespression pas* siva come f tolto lui di mezzo^ spento lui» Ma là dove razione sia transitiva in oggetto esterno all’agente, come presa lui la signoria^ di Gio. Villani, io non trovo autorità che 1* approvi; e ragionevolmente; perchè, in tal caso, non rimane più soluto quel participio passato, ma ha un oggetto in ji«gnoriaì e per conseguenza deve aver Tagente che lo gover* ni, e non un secondo oggetto; la qual cosa, dome vedremo, air infinito solo si concede. Per questa ragione sarà maldet^ to i^inta lui la battaglia; abbandonato loro il campo; lascia* ta lei la casa; ma si dirà, presa egli la signoria; scinta egli la battaglia; abbanflonato essi il campo; lasciata ella la casa. Con Taiuto dunque della ragione non si verrà mai a provare che lui e lei si possano adoperare in luogo di egli ed ella^ per la contraddizion che noi consente. I. Io son qui fenuta per sentire a Dio* B«2. Ogni cosa è FATTO. F. 3. Ultimamente^ da amor sospinta^ co-* sì cominciò a dire. B. 4* Vbnìjta la notte^ chetamente nel-’ la camera s* usch B. Su Nicostrato as^va due fanciulli da-* TIGLI dai padri loroj acciò che apparassero in casa sua at^ (i) D«aholutUM, sQÌiftm ab cioè sciolto d«antecedente e d«con* seguente.