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353 passato col pronome oggetto contengono tutti gli autori; pure mi sono occorsi dae esempj del contrario: Portasti quel^ la lettera? ••• Portala; ma non L^fia rourTo leggere. F. Zi-’ hai creduto avere la moglie qui ed è come se Aruro £ a^ssi. B., i quali non mi paion degni d* imitazione, I. Ne prima nella camera entrò ^ che il battimento dei polso ritornò al giovane; e^ usi partita^ cessò* B. 2. 7^-> mendo Firàe la giustizia del Duca^ ibi lascìata nella ca^ mera morta^ se nandò. B. 3. Gli disse c/te, uscito ucrr, egli in casa se n entrasse. 4«Udite io queste cose, il lume fuggì dagli occhi miei. B. Ancora, coi primi tre esempj, vorrebbe il Bartoli giustificare gli oggetti hU, lei, loro, potersi mettere col participio in luogo degli agenti egli, ella, eglino; ma anche in questi casi si vedrà che nou è adoperato l’oggetto per V agente; perchè io mostrerò che tutti e tre quei pronomi fanno il vero loro ufficio. Nel primo esempio si parla d*un medico che teneva per la mano un giovane ammalato, ca* gion l’amore che portava a una fanciulla, il quale non ardiva palesare; onde l’analisi del concetto compreso in quel lei partita è: E come il medico uide lei partita s^ accorse . che il battimento del polso cessò. Nel secondo esempio è chiarissimo, il senso essere. Egli a^ndo lasciata lei morta, se riandò. Il concetto del terzo: Gli disse che se n’entrasse in casa, come sedesse lui essere uscito* Ora, non fanno qae* pronomi l’ufficio dell* oggetto? E perchè nel quarto caso, per lo contrario, non si può dire udito me, nè udito lui? perchè quivi veramente il reggitore della proposizione è quello che governa udite; cioè: poi che io ebbi udite; onde quivi veramente è necessario Tagente. ^*