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337 ubbidite^ si fa s^era da spegnere^ da ubbidirsi. Molto spes«so queslo sih tolto all’infinito; però abbiam veduto: None cosa da biasimare^ Non è da domandare ^ ma non sempre; potendosi ben dire nel primo esempio era da spegnere^ ma non da ubbidire^senzsi il si. Co$)| per lo contrario, non si può mettere questo si all’infinito di quei verbi che non patiscono reggette,. come correre^ lasforare^ per la ragione che abbiam dimostrata a carte 2 1 8; onde, non è da correre^ non è dì daUM>rare^ Qualche volta ’finalmente, non è il ^/passivo quello che sta congiunto con 1* infinito in queste espres*sioni, ma ilptooome personale; e questo parimente bisogna che rimanga; non è da lusingarsi^ I • Pensossi costui Ar ere da poterlo sersnre. B. 3» Per^ che non abbia mille^ ne aveva ben cento e anche due cento DA darti. B. 3. Ma^ sepia tarda^ avba" da pianger sem^ pre. P. 4f I^ ^^^ g^^ ^^ ^ ^^^ ^^^ ^ ^* S* ^^ modo che voi AFRBTB 4 tener fia questo. B. G^ è una differenza grande tra le espressioni ai^ere a e as^re da; benchè anche da alcuni buoni scrittori ai traeva qualche volta usata 1* una per T altra. L* espressione opere da servire comprende l’idea di as^er la possibilità dì servi re; l^altra, avere a servire^ significa aver^ cosa che induce a servirem L*analisi de* primi tre esempj è: Pensossi costui avere cosa da la quale procedesse il poterla servire^ Io ne aveva Cento da le -quali mi era permesso il darti le; avrà cagione da la quale verrà il piangere. Nell’altro modo, come nel 4*6 S. esempio, però chele parole, a^^erd a, esprimono dovere^ la preposizione a segna Tazione alla quale il dovere induce. Dunque si dirà: Che gli ho a dire? Ho apdrlar» vi di qualclie cosa e noa^Chegliho da dire? Ho da parlar^