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355 precede; perchè, in un aitila espressione del Perticar! che ivi accennammo^ cioè per dis^rso modo da quello onde Omero la usòj il verbo usare non soffre di con l’idea che ivi precede onde; cioè usare di questo inodo a di queWaltro se ben sì dica usar di digiunare^ usar di fare una cosa; perchè non T*è èllissit come in tutti i testi a^piè della pag. 336, Così in un altro esempio del Perticar! die ci occorrerà doyer citaje altrove egli dice; iSe dalVun 6(mto è a (da) condannarsi il sacrilegio onde il Ruscelli^ il Sahiati^ ed altri posero ma^ no nè" classici* S* in verta la costruzione,, e dicasi. // A^ scellif. il Saluiati^ ed altri posero mano ne classici di un tòcrilegio; è. non potrà reggere; bisognerà dire, posero mar*’ no con un sacrilegio; perchè, in tutte le propo9Ì2Ìppi i due membri delle quali son giunti con questo vocabolo onde, ^li dipende dal vfcrbo che lo siegue; e poichè da quello di-* pende, il suo equivalente di che deve poter reggere anche dopo quello; e se noi fa, quel vocabolo è male. adoperato^ è evidente errare. Con ragione adunque dis3* io che: la ^ag* gior p^-te degli onde della Proposta sono spucii; perciò qhe oltre a quello cl>e è usato, come i predetti, per lo prono-* me, V* è l’altro posto davaqti a tin infinito in luogo di per; e questo non è bisogno che si combattei per pacciarlo del qampò della lingua, essendo impostile: il 4efi.n|r.e ^;tquale specie diparol^egU apparteaga; poi non è nè.pronQpe,nè congianzione, nè nulla; e finalmente. vedre^m^ che v*è anche o/iite per affln che^ congiunzione, il quale dai tre sommi non èapprovato. Ma onde venne il Perticar! a confondere. cosi ogni co.sa? Dal poco o.falso sentire la forza delle preposizioni, molte delle quali egli usa a sproposito; però che nell* ultimo