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327 ctipendente da un aggettivo o da uù verbo, ella è intesa a qualificare il nome compreso nel Paggetti vo o nel verbo me- desimo, i quali per se non possono esser qaalificati. Duo* qoe, seguendo Tordine degli esempj, i nomi qualificati sono promeésUf ^ergogna^ deliberazione^ rid^rta, piena% coperà tdx usoi e desiderio; come se si dicesse io yi fo la promessa di pregar per yoi; io ho vergogna' di dirlo; fermò ladelihè^ razione di pia non snder; fece la risposta di si ^ eccf onde vediamo che, dal qualificare un oggetto sensibile, la prepo* sizione di^ con quello che la segue, passò a qiialifi^arr 'nomi di cose ideali, e quelli ancora che sono attintesi; e final«» mente, s*è indotta a qualificare^ Tidea compresa toun verbo in un aggettivò. Cosl'S^i dee seguire^ lai traccia del passag-^ gio delle preposizioni dalle idee concrete aHe astratte, acciò che sempre si senta il lor valoreiir Nel pfeQedei)te>paragra^ fo i nomi sono veramente tolti in; virtù della elllssi;'iii que* sto non v*d ellissi; il senso delle parale :è pieno, ma i ;nooii qualificali sono puramente ideali. Il Bartoli dice „ che fra alcuni grammatici corre que- sta regola ferma, che ardire richiegga dopo so la particella di ovvero a al contrario osare Tuna e Taltra. costantemente rifiuti. „ Egli prova bene, contro T opinione d&^detti gram- matici, che ardire si trovi spesso nel Boccaccio senza pri^ posizione; ma non può dare buona autorità. del poter dire osare di ; e non sa provare il perchò, di dae verbr che si^ goifican la stessa cosa, Tuiiò possa portare do]po di se la pro- posizione, e Taltro no. Il Sig, Ameni» s*iogegna di trovar-^ ' lo , e gli va vicino ; ma per Tittgombro che gli fanno alla mente Le denbminasioni e il iràgionar della gra mm a ti ca alla latina, non lo può Scorgere. Noi^ in virtù di quello che qui