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Z.SeioMi T^jéScoioBO^ non TiMARAytcuAR^ che^ dicendo iOf ifedrai trjéscoloìlìml tutti costoro. D. 4* GH ss^enturati amantin amenduni P’brgogitandosi forte , staiHmo cwi le teste basse. B. 3. In questo dimorarono assai^ 7U)n jiTTEtr-* TA2ÌDOS1 di dire t uno alT altro cosa alcuna.B. 6. Paren- dogli ai^re assai wdfito propose di tornare a Parigi. B«  V* è una specie particolare di verbi che rappresentano le diverse nostre sensazioni, o atti delia nolente; e pier ciò Boa V hanno azion transitiva in esterno oggetto , se non per me- diazione del verbo fare fare adirar^ far maravigliare^ shi^ gottire^ altrui. Questi verbi, generalmente, si cangiungono con un pronome riferentèsi ali* ageote; siccome qaello che in tal caso sempre opera in se; e per^ che il verbo si deno- mina per lo infinito, si ò il pronome che vi si affigge; onde vergognarsi^ attentarsi^ discolorarsi^ maravigliarsi. Questo pronome che s* arroge al verbo non à V oggetto; che, se fos- ae desso, si potria senza V aiuto di y^e .transferire 1* atto o la sensazione in altrui; ma per la loro natura di non espri* mere azione, la qual sola è tran.sferibile (i) , ma atto della mente, o sensazione del corpo o deiranima, a quel prono- me si sottintende la preposizione in; si die il concetto loro ò vergognare in se^ discolorare in sé^ attentare in se^ n»a^ rai^igliare in se. Per questa ragione si può lasciare il pro- nome senza discapito della espressione, come si discerne in tutti i sopra posti esempj, ne* qaali ora è messo il pronome, e ora no: non sbigottir^ vid" io mara^igliar^ vedrai trasco^ (i) Io pongo a questi yocaboli la n che fa loro tolta dai tnodemi . perdiè è molto etpr«stÌTa dell* axioAe del verbo; troiuferire dinota moto da iaogo a laogo; ma la fi Ti sappllsee anche T idea di «Xenlroj però acrivo anoon sit-