Pagina:Grammatica filosofica della lingua italiana.djvu/192


165

nel verbo palesare, che nell’oggetto, al quale poco intende chi parla. Quindi disse palesarsi e trarla, non palesar se e trarre lei.

Il quarto esempio mostra che, con le semplici preposizioni di, a, da, per, con, si usano solamente lui, lei, loro; gli altri pronomi non portano le preposizioni. Come i nomi personali mi, ci, ti, ecc; anche li pronomi gli, le, loro hanno il valore del dativo, senza l’aiuto della preposizione a.

Le preposizioni composte, quali sono dietro e dirimpetto degli ultimi esempj, non hanno la stessa influenza delle semplici a, di, da, sopra i nomi personali e i pronomi; ma si usa mi, ci, ti, vi, gli, le, loro, quando non v’è confronto, come nel quarto esempio, e si mettono prima o dopo il verbo secondo questo richiede; e si adoperano a me, a se, a te, a lui, a loro, se confronto ha luogo, come nel sesto esempio. La ragione è che le semplici preposizioni sono sempre immediate col pronome, dove le composte son solamente allor che v’è confronto.

1. Dagli qualche paio di scarpette, e lusingalo. B. 2. Non lo lasciar divorare dagli uccelli. B. 3. Non sapeva come negarlo. B. 4. Non parendole tanto servire a Dio quanto voleva, mormorava. B. 5. Postole in mano un bellissimo anello, la licenziò. B.

I pronomi, lo, la, gli, le, si pongono dopo il verbo, e si giungono con esso, nei tre modi, imperativo, infinito, e ne’ participj. Si eccettua l’imperativo, quando è accompagnato da negazione, come mostra il secondo esempio. Per conseguenza, negli altri tre modi, indicativo, condizionale, e congiuntivo, i detti pronomi si mettono prima del verbo, e son da quello divisi.