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i58 Perchè dunque non sarà lecito ad uom far come quel grande jinassagora^ cHE^nonmeno sollecito delFonore^caÈ pratico degli andamenti del sole^ quando awenis^a CB^egli cadesse in eclissi^ sfidaci il svolgo ignorante^ che^ mostran* do a dito per ischemo il sole^ gli rimprù^eras^a le tenebre. In questo periodo del Bartoli non è la qaantità quel- la che dà noia, ma la qualità de* congiuntivi; quei due che sospesi; perchè, come già accennai, quando il congiuntivo è posto tra due virgole, // quale vi sta meglio a cagion del- la pausa che vi si richiede; e qui massimamente, dopo^/iaf- sagora; dove, essendo il verbo sgridawi^ cui quel congiua- tivo serve di agente, posto si lontano, la pausa dee essere ancor più sostenuta; e a ciò, assai più di cAe, serve // quale. Similmente in questo esempio , pare che facciano come quello stolto^ chb^ per non esser spedato dalle pulci che lo mordes^ano^ spense il lume* Bart. Ponendo il quale tra le due virgole, si torrà un che^ e la frase avrà maggior forza. Il Macchiavello, narrando di Belisario che s*era mes- so a rifar le mura di Roma, dice; Ma a questa sua lode^ole impresa si oppose la forti- na; perchè Giustiniano fu in quel tempo assalito dai Par’ tif e richiamò Belisario; e queluo^ per ubbidire al suo si- gnore^ abbandonò V Italia; e rimase quella proi^incia a di- screzion di Totila^ il quale di nuow prese Roma. Ma non fu con QUELLA crudeltà trattata che prima. Il dimostrativo quello^ o quel^ o quella, è qui ripetu- to cinque volte io sì piccolo spazio. Ora, dopo Belisario, sostituiscasi //^tt^/e a e quello; e, dopo Totila^ pongasi cne in luogo di il quale, però che ivi non ha bisogno di pausa; e dicasi con la medesima crudeltà i in vece di con quella