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126 quanto digreditii io dico che a me ancora pareva assai Tago il porre o non porre questa voce al nome; ed era impigri- to in noioso dubbio, prima che aguzzar la mente a trovar-* vi la differenza e la ragione. Immagino bene che accaderi talvolta che chi legge questi capitoli, scorgendo di quanto s^ estenda la scienza dello stile, invilisca per tema di non la potere senza grande studio acquistare e possedere, o si sde- gni per non essere più in tempo di raggiungerla; ma se la conseguenza del sottile argomentare fosse una sbarra allo ingegno, in proporzione eh* io vengo acquistando in questa scienza , dovrebbe farsi il mio stile stentato e zoppicante, come quello che inciampi in continui dubbii e difficoIU^; e acciò che ognuno possa giudicare se cosi è, io ho segnate nella mia introduzione quelle parti che appartengono alla prima edizione , sebbene prima di ridarle alla stampa le abbia ritocche, e. cercato di far scorrere i periodi con mag- giore agevolezza; la quale esamina potrà fare anche nel cor- so di tutta r opera chi possegga tutte e due V edizioni ; e quindi poi animarsi o disanimarsi, a seconda di quel che trova, a correre la medesima via. I. ^mor condusse noi ad vna morte. D. a. Effetto buono^ secondo me, non ne potefa riuscire; che tutti a due tirate a un segno. F. 3. Essa prometteva correre unjì fortu- na col marito; e bisognando , seco morire. Dav. 4* ^wen-- ne che una figliuola di Currado rimase pedova d^ un Nic- colò da Grignano. B. 5. Così in bre^e spazio e li nuos^i e li specchi militi {tennero a wilore; e la virtà degli uni e de- gli altri fu fatta eguale. Da S. G. Ne* primi tre esempj è sottinteso V aggettivo medesi-* mo^ tra il numerale uno e il nome che Io si^gue. Ne ho mes-