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ia4 ancora aver Letto U nostra introdazione ^ torna addietro, e leggila; ch*el|a è richiesta a poter trari’e buon frutto da que- ste lezioni; e ora te ne fornirò una proova. Ti’faccio. tàr qui punto per darti questa consiglio, perchè ciò àvveant pure a me, quando il giudizio era ictraia turo, il recaroii a noia di leggere le prefazioni o introduzioni delle opere letterarie. Quando mi occorre di trovarne qualcuna di un libraro o di uno editore che non sappia scrivere^ posta in fronte di onV pera classicaf^ la salto ancb* io’a pie pari, per non avere la noia e il fastidio di leggero quattro ciance in barbaro stile per preludio di dna soave armonia; ma 1* introduzione pr^ posta a questo libro à di cui scrisse V opera ;^ onde, se ti cai di questa, leggi anche quella. Quivi dunque, a carte xvf, ti ammonisco che badi bene a qualche i sofisti del secolo tra* scorso ^ o li scioperati del presente tipossan dire^ per distorti dal seguire le nostre tracce; e, non che costoro, ma i miei amici stessi e gli approvatori delle mie dottrine avverrlà tal- volta che ti disanimino e ti scemino le speranze che le mie parole ti possono aver fatte concepire, con qualche osserva- zioue o critica non ben ponderata; però che tii sai bene che tutti vogliamo aver dritto di giudlcàre^x cathedra del buono e del cattivo di qualunque opera, per quanto rimota ella sìa dalla nostra giurisdizione; e io né’ darò un sollazzevole esem- pio. Io mi stava oggi a desinare dà un mio amico, e aveva in tasca il foglio di pruova del capitolo che tratta degli agget- tivi; ed egli, il quale loda il mio zelo per la lingua, apprez- za il mio modo di ragionare, e si compiace a quando a quan- do di trarmi a discorrere di dialettica, mi disse che ben gli saria stato caro, per essere egli giurista, sapere quando si abbia a porre V aggettivo dopo il nome, e quando prima ;