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98 Qaeste comparazioni ai chiamano di superiorìtlk e ài inferiorità dai termini pia e meno cbe le compongono; il corrispondente de* quali è che; ma questo non ai adopera se non quando le due cose comparate sian parole d* egoai valore o qualità; cioè due aggettivi, due avverbji due nómi o due pronomi rappresentanti Tageote del verbo. Nel pri n mo esempio la comparazione cade tra due aggettivi, inna^ morata e swia ; nel secondo si comparano due tempi diver- si per mezzo di due avverbj, Tun sottinteso, aliami e Tal- tro espresso , mai; nel terzo la morte e il (^iWne, due nomi, e nel quarto scuse e fatio^ nomi similmente, sono i soggetti della comparazione; nel quinto e nel sesto stanno in con-* fronto io agente di sio% e ìh>ì di state; io agente di porto j e tUj di fai. In ogni altro caso il secondo termine comparati- vo è rappresentato dalla preposizione di. Nel settimo esem- pio chi^ agente, è il primo soggetto della comparazione; il secondo è me oggetto; sì cbe son dissimili; nell* ottava un aggettivo comparativo è messo a fronte di un dimostrativo, qualificante di valor diverso; nel nono un nome sottinteso si paragona con un numero; onde, in questi tre ultimi esern* pj, di è sostituito al secóndo termine che^ e l’espressione comparativa /^oifo a fronte è sottintesa; cioè, cAi starebbe meglio posto a fronte di mef Qutndo nelle comparazioni si usano gli aggettivi maggiore^ minore ecc. , ò gli avverbj tne^ glio e peggio^ il secondo termine è generalmente rappre- sentalo dalia preposizione <//• Quello che’abbiam detto dei termini più che si applica egualmente a meno che , come mostrau li tre seguenti esempj del Boccaccio : Ma ella^ non meno onesta che bella^ non si curava ecc; Non fia men cre^ duto a me che a wi; Non ne mol meno di trenta per cen*