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92 quarto ve inteso il primo termine della comparazione co«  sì pia tosto. Trovo nella storia del Botta questa compar?ziones Nelle com^rsazioni sì pubbliche che private. Il Pertica- ri dice: Nel parlare a^ popoli sì greci che latini. Egli è un bratto gallicismo imitato da molti il mettere ^^ in luo- go di come; negli scrittori classici non si trova un solo e- sempio^di questo che adoperato per secondo termine di co* sìf o sì; è dunque un vizio in nostra lingua da guardarsene. I • f^oi potete^ così compro, molte volte avere udito ecc. B. 2. Costoro , che d altra parte erano ^ si come lui^ mali- ziosi ecc. B. 3. La mia novella non sarà di gente di sì alta condizione , come costoro de* quali voi avete raccontato* fi- Facendo uso dell’agente dopo come^ si sottintende il verbo, cioè come io ho udito; ma si usa similmente Tog- getto, come me^ come te, come lui^ qual si vede nel secon- do esempio; e in tal casa non s* ha a credere che me, fó, e lui^ stiano in luogo di io^ tu, egli; Tidea è differentemen- te espressa. Il concetto del vocabolo come è: in modo tale e quale j o in modo simile a, o vero similmente a • Ciò po- sto, alla prima espressione deve seguire la forma del pro- nome agente ; alla seconda quella deli* oggetto, in arbitrio del dicitore T usare più tosto l’una che 1* altra espressione. Nel terzo esempio bisogna supplire sono tra come e costoro; che altrimenti non sarebbe logicamente espresso il mette- re in comparazione 1* altezza della condizione con V altez- za delle persone; la comparazione è tra condizione e con- dizione • I . Di questo mondo ha ciascun tanto, quanto egli se ne toglie. B. a. Io vi attenderò quanto vi sarà agrado.B.