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parte seconda - capitolo xxxvi 85

perché la sostanza alla quale egli pretese infine d’indurmi non era sostanza proponibile.

Mi ristringo all’essenziale di quel colloquio con una veritá che può essere testificata dall’onest’uomo Maffei, mezzo e presente a quella visita per una di quelle sciagure alle quali vanno soggetti i cuori teneri e compassionevoli.

Siccome io non doveva interrompere la eloquenza del signor Pietro Antonio nel suo da lui creduto ragionamento, dirò soltanto ciò che rispondeva l’animo mio e il mio cervello mutuamente nell’ascoltarlo, tenendo a forza chiusa la bocca che avrebbe voluto sbavigliare dugento volte.

Tra un ammasso di adulazioni verso la persona mia da me abborrite, di rimproveri che non aveva mai meritati, di minacce ch’io sorpassava in un forsennato afflitto per degli effetti a danno suo da lui tessuti — rimproveri e minacce discordanti colle sue adulazioni d’astuzia infelice, — il grano che vagliando io il monte della sua zizzania raccolsi, fu poco.

Vantò da glorioso sublime la sua nascita, la sua nobile educazione, il suo patrimonio, i suoi impieghi, la celebritá della sua riputazione, la sua destinazione a residente alla Maestá del re di Napoli, la sua etá ch’egli asserí ancora fresca, i gran progressi a’ quali volava rapidamente, la sua robustezza, la sua ascendenza successiva senza intoppi sino a quel punto, salita ad una notabile felicitá da essere invidiata «anzi che no».

L’esaltazione panegirica ch’egli fece a se medesimo incominciò a darmi uno schizzo del suo carattere, e fu tanto lunga ch’io potei tacitamente in me stesso per non interromperlo ragionar lungamente.

— Misero! — diceva basso il mio cuore — voi non siete il primo uomo leggero che per de’ fenomeni strani sia stato elevato ad un’altezza pericolosa. Il vostro intelletto ravviluppato in una infinitá di fogliacce apparve un classico volume di fiori all’ignoranza classica d’una gran parte di quelli che presiedono al governo e dánno ciecamente il voto in favore a chi cerca de’ rematici uffizi. La vostra lunga condotta censurabile all’occhio