Pagina:Gozzi - Memorie Inutili, vol 2, 1910 - BEIC 1838429.djvu/9

CAPITOLO XXIV

Seccature insidiose da me sofferte nella quaresima dalla parte della Ricci per l’abbandono da me fatto. Alcune coserelle relative alla compagnia comica da me soccorsa.


Siccome la truppa comica doveva passare nella primavera a Mantova, il viaggio breve da farsi la trattenne in Venezia tutta quella quaresima per mio delirio.

Era costume che nella quaresima, sino a tanto che la societá comica non partiva, era aperta le sere nella casa del Sacchi una ricreazione lepidissima. Alcuni tavolini di piccioli giuochi di carte, alcuni piatti di frittelle, alcune bottiglie e un’infinitá di facezie e di sali formavano quella ricreazione. Seguiva anch’io quell’annuale costume e interveniva, guardato da’ comici come il loro genio tutelare.

Scorgendo la Ricci ch’io aveva sospese da vero le mie visite, riscaldata il cervello dal suo puntiglio, si pose a venire a quel crocchio; cosa che negli anni anteriori non aveva mai fatto.

Affettando ella di voler giuocare al tavolino e nella partita dov’era io, nessuno impediva questa sua inclinazione, ed io era a ciò indifferente. Questa sua inclinazione non era che per usare nel giuoco e nel dispensare le carte de’ tratti villani e de’ sgarbi diretti a me. M’avvidi benissimo che quelle increanze non erano che un’astuzia sciocca usata da lei per indurmi ad andare a lagnarmi alla di lei casa, conoscendo ella il mio temperamento incapace di far una scena solenne alla presenza di tanti e nell’altrui casa. Mi schermiva dalle di lei impertinenze or col fingere di non scorgerle o con de’ risolini di commiserazione sulla di lei follia.

Scorgendo ella vana la brama sua d’indurmi a visitarla per la via delle sue mute sgarbatezze, incagnata maggiormente, in alcune altre sere della ricreazione accrebbe per modo la dose