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parte seconda - capitolo xxxv 79

bestialitá usate in disprezzo de’ tribunali e del pubblico dal Gratarol e co’ risoluti ordini dati da’ capi dell’Eccelso, non è da pensarlo non che da tentarlo. L’impedire che la commedia non rientri nel teatro la sera de’ diciotto e il troncare da quella sera e per sempre il corso e le vergognose ciarle in questo proposito, è cosa difficile ma non impossibile. Griderò co’ comici, li minaccerò del mio abbandono. Pregherò i Grandi impuntigliati, chiederò assistenza e grazia, bacierò contro il mio costume piú mani che non ho baciato immagini e reliquie sacre, chiederò il favore sino al pubblico medesimo.

Innamorato di questa idea mi compiaceva tra me d’averla immaginata. Mi raccolsi a pensare a’ modi di eseguirla.

— Per posdimani — diceva tra me quella sera, — che deve per i rispettabili alti comandi rientrare la commedia in iscena, che posso fare?

Signor sí. Scriverò un picciolo prologo in versi diretto al pubblico. Dirò allo stesso che la commedia vien sospesa dopo la sera de’ diciassette alle mie preghiere, per de’ maligni discorsi e delle bistorte interpretazioni offensive me e delle persone mie amiche.

Tra tutto domani de’ sedici e la notte susseguente potrò far licenziare e stampare il mio prologhetto e far tutti i miei opportuni uffizi. La sera de’ diciassette dovrá quel prologo esser donato alla porta del teatro con un inchino a tutte le maschere ch’entreranno.

Farò piú. Pregherò il signor Gratarol ad onorarmi la sera de’ diciassette di venire con me ad ascoltare quella cattiva commedia in un palchetto proscenio, in cui il riverbero de’ lumi ci mostrerá insieme amichevolmente a tutto il pubblico. Siamo tutti due assai conosciuti dall’universale. Starò con lui in quel palchetto co’ movimenti marcati della piú cordiale amicizia, e s’egli ch’è verbosissimo lascerá adito a me che sono laconico e di poche parole di favellare, gli farò conoscere che tutte le allusioni ch’egli traeva dall’opera mia non erano che effetti d’una fantasia mal impressa e riscaldata, che il carattere del personaggio a lui sospetto non era che un carattere universalissimo a’ tempi nostri.