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parte seconda - capitolo xxxiv 73

ben altro testimonio che non è una scenica attrice. — Signor Carlo, io non saprei indovinare ciò che brami da me il Gratarol nel colloquio ch’egli cerca col di lei mezzo d’avere con me. Dal canto mio non v’è ostacolo ad un tale colloquio, e a lei non devo negarlo.

Se però nelle prime mosse fatte dal Gratarol sedotto dalle riferte d’una comica per impedire la esposizione della mia infelice commedia, ed a’ primi discorsi da lui suscitati nella cittá a di lui ed a mio pregiudizio, dissi a lei e a ben vent’altri lagnandomi ciò che averei fatto con animo aperto e cordiale con lui, se fosse venuto da me a sincerarsi sul noto proposito; la prego ora a riflettere sulla differenza della circostanza e a conoscere che niente di ciò che poteva fare in quel tempo posso fare in presente, e che se per avventura egli volesse da me che la commedia non ritornasse nel teatro cercherebbe una impossibilitá.

A lei è palese con quante comiche insidie fatte alla mia non difficile condiscendenza mi fu strappata in dono quella cattiva commedia; quanto feci perch’ella non fosse esposta sul teatro, col solo riflesso alla sua snervatezza e lunghezza; con quante imprudenze inaspettate il Gratarol credulo ad un’attrice fece divenire la commedia una satira personale. Sono a lei noti gli sforzi miei per impedire l’ingresso in sulla scena di quella maledetta commedia, sulle voci sparse che stabilivano un’illusione; sforzi che m’erano anche felicemente riusciti. È nota a lei l’astuzia maligna del capocomico di porre sotto la protezione d’una dama bizzarra e forse nimica del Gratarol la commedia con delle inopportune informazioni alla nuova chiamata al magistrato di revisione, mossa per parte del Gratarol; e sono note a lei le doglianze e le grida sincere fatte da me col capocomico sulla di lui direzione in questo proposito. Noti a lei sono gli sdegni e i puntigli de’ Grandi in questo inetto argomento. A lei è noto il precetto ch’ebbi per parte del magistrato sopra la bestemmia dopo la seconda revisione e seconda licenza, ch’io non dovessi cercar d’impedire e anzi dovessi sollecitare l’ingresso nel teatro dell’opera, giá non piú mia per essere donata