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parte seconda - capitolo xxxiii 65


Sulla promessa fattami dal Sacchi di cambiare commedia dopo la quinta recita, passai anche quella sera in un altro teatro.

La mattina del dí quindici di quel gennaio, uscendo di casa e passando per il Rialto, vedendo i cartelli e leggendo che nel teatro in San Salvatore era l’invito a una commedia dell’arte, mi rallegrai credendo per fermo che il Sacchi avesse esaudita la mia preghiera. Ma qual fu il mio stupore udendo tutte le genti affaccendate a narrare e ad ascoltare un caso successo la sera nel teatro San Salvatore e ad udire il nome del Gratarol in su tutte le lingue?

Sull’ora che il sipario era per essere alzato alla quinta recita ad un immenso popolo radunato, era giunto al teatro non so qual nunzio a dar ragguaglio che la comica Ricci nel punto di portarsi al teatro era caduta giú per la scala della di lei abitazione, che s’era rovinata una gamba e che non era in grado di poter strascinarsi al teatro quella sera, e non lo sarebbe per molte altre sere, per recitare.

M’ingegnava a voler credere quel racconto una storiella inventata; ma giunto nella piazza San Marco, molti de’ comici m’attorniarono confermandomi il caso e narrandomi la rivoluzione e lo scandalo avvenuto nel calcato teatro per aver dovuto improvvisamente cambiar commedia. Urla contro gli attori. Ammasso di persone che vollero uscir dal teatro e la restituzione del loro danaio. Spinte, baruffe, bestemmie, minacce.

M’aggiunsero che per calmar la procella erano stati in necessitá di spingere fuori dalle quinte il marito della Ricci ad assicurare il pubblico che l’accidente era vero ed a giurare che il dramma sarebbe riprodotto.

Non vi fu nessuno che non accusasse il Gratarol che in accordo con la attrice amica avesse usato un cosí bestiale strattagemma. Questo giudizio si è poscia verificato.

Ecco per la seconda volta fermata dalla mia industria cordiale la commedia, ed eccola per la seconda volta spinta in sulla scena dal bilioso strattagemma del Gratarol; e strattagemma da lui usato in una circostanza pericolosa, nota alla sua coscienza e ch’egli m’ha confidata, anche non volendo confidarmela,