Pagina:Gozzi - Memorie Inutili, vol 2, 1910 - BEIC 1838429.djvu/69

CAPITOLO XXXIII

Strattagemma violento del Gratarol per fermare il corso delle recite

del non piú mio dramma. Susurri e puntigli maggiori.

La mattina successiva alla prima recita della commedia ch’ebbe l’effetto puntualmente narrato, ebbi alla mia abitazione e assai per tempo alcuni de’ comici col manoscritto. Con una faccia allegrissima mi riferirono e mi giurarono come se credessero di dare a me una notizia che mi dovesse esser cara, che tutto il mondo attendeva la replica e che dovevano riprodurre il dramma quella sera. Mi pregarono a troncare in esso qualche cosa per ridurlo alquanto piú breve.

Mi sorprese quella comparsa e quella asserzione che atterrava la mia ferma speranza che Le droghe d’amore dovessero essere seppellite.

Stretto dalle catene de’ precetti che aveva avuti, non potei che esagerare altamente i miei dispiaceri amarissimi sull’insidioso abborribile baratto di parte e sull’iniquo apparecchio del personaggio. Consigliai e pregai a non piú esporre quell’opera divenuta l’odio mio, nel teatro. Parole al vento.

Mi si promisero delle riforme sul personaggio accennato e mi si protestò che, troncassi io o non troncassi de’ pezzi della commedia per accorciarla alquanto, ella doveva rientrare in iscena quella sera e che il cartello per la replica era giá esposto al pubblico.

Nella fatalitá d’aver perduta ogni padronanza sull’opera mia mi confortai alquanto di vedermi per qualche ora in possesso di quella.

Fattomi lasciare il manoscritto m’apparecchiai ad essere il piú crudele risoluto mutilatore di quanti chirurghi hanno le armate. Cercai nell’opera tutto ciò che col mio pensiero giudicai che potesse essere interpretato e alluso dall’illusione stabilita dalle