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54 memorie inutili


Trovai la novitá che la parte del don Adone cugino del duca di Salerno, ch’io aveva disposta per il comico Luigi Benedetti romano, era stata consegnata al comico Giovanni Vitalba e che la parte di certo don Alessandro gran cancelliere del duca, ch’io aveva disposta per il Vitalba, era stata assegnata al Benedetti, senza nemmeno farmi parola sopra un tal cambiamento. Puossi vedere nel mio originale innocente, ch’è il medesimo licenziato alla pubblica revisione e ch’è appresso di me, la disposizione delle parti di mio pugno registrata.

Io sono uno di que’ spiriti pacifici che non fanno gran caso degli arbítri che si prendono i comici sulle opere che scrivono e donano o vendono per il teatro. Ho sempre avuto pochissimo affetto alle sceniche composizioni ch’io scrissi per capriccio e donai, per l’unica compiacenza di divertire con della allegra ma sana morale i miei compatrioti e di proccurare dell’utile a delle povere genti che formavano in que’ tempi la mia conversazione. Ho vedute moltissime teatrali opere mie esposte negli anni susseguenti al primo anno in cui furono prodotte, mutilate, difformate e guaste dalla comica virtú senza la menoma ricerca del mio consentimento, né mi sono mai disturbato o degnato di far sopra un tale arbitrio un picciolo cenno di lagnanza.

Chiesi tuttavia ad alcuni de’ comici ragione di quel baratto, i quali mi protestarono di non saper altro se non che il Sacchi aveva consegnate le parti disposte in quel modo ch’io vedeva.

Chiesi ragione al Sacchi ed egli mi rispose che essendo la parte di quel don Alessandro, di carattere d’un geloso furente, molto comica e teatrale, egli s’era preso la libertá, contro la mia disposizione, di darla al Benedetti come ad attore di maggior fuoco del Vitalba, persona fredda, con sicurezza che il Benedetti avrebbe sostenuto quel carattere molto bene e tenuta allegra una gran parte della commedia.

Per dire il vero parvemi ch’egli non riflettesse male, e fu per avventura il mio temperamento non mai disposto a inquietarsi per frivolezze che non mi lasciò nemmeno sognare che in quel baratto di parte ci fosse una serpe velenosa e schifa celata.