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parte seconda - capitolo xxx 45

quella dama per parte mia e per parte vostra che mi dorrebbe intimamente ch’ella prendesse impegno di sostenere l’esposizione nel teatro di quell’opera, ch’è divenuta l’odio mio e ch’io maledico. Non vi nego che averei del dispiacere che si dicesse essere il dramma stato proibito per aver io tentato di porre in iscena il Gratarol; ma io soffro in pace questo dispiacere per non provare l’altro dispiacere maggiore di vedere in sul teatro quel personaggio per una giá stabilita illusione non piú ammorzabile. Assicurate quella dama ch’io non ho il menomo affetto per quella schiccheratura scenica. Supplicatela a non opporsi ch’ella rimanga inoperosa e seppellita nell’obblivione almeno per quest’anno. Usate tutta la forza perch’ella intenda la ingenuitá del mio sentimento, il calore della mia premura, e per farla uscire da qualunque puntiglio ch’ella potesse avere a mio o ad altrui riguardo in questo proposito.

— Ho udito discorrere nell’adunanza di conversazione di quella dama — rispose il fratello. — Il libro è passato sotto la lettura di molti, e tutti unanimi affermano ch’egli non racchiude che caratteri universalissimi e che il Gratarol è un sognatore, com’è di fatto.

— Non importa — diss’io, — fatemi il piacere che v’ho chiesto, con tutto il fervore e con tutti i prudenziali riflessi. Nessuno meglio di me può sapere che il Gratarol non ha che fare col mio dramma; ma la comica Ricci ha creduto di fare una bella impresa, per alcuni suoi fini velenosi e vendicativi c’hanno sorgente dalle tali e tali cose avvenute, di fargli credere questa baia, e la faccenda è ridotta ad una sicura illusione per i ciechi passi fatti dall’infiammato Gratarol, i quali hanno suscitati i discorsi che bollono, che mi trafiggono e che vorrei affogati. Credetemi che il fermare la rappresentazione del dramma è l’unico rimedio a’ mali che possono succedere.

— Gran maledette femmine! — esclamò mio fratello. — Non dubitate, ché farò questa sera medesima con tutto lo spirito l’uffizio che m’avete raccomandato.

La risposta ch’ebbi fu la seguente: — La dama m’ha detto di dirvi ch’ella stupisce che vi prendiate pena d’una freddura; che non avendo l’opera vostra assolutamente nessuna relazione