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allegra, bizzarra e puntigliosa. Questa sera alla di lei numerosa conversazione l’argomento de’ discorsi sará il mio dramma e lo saranno i passi imprudenti fatti dal Gratarol, credulo alle pettegole asserzioni inventate dalla comica con me crucciosa. Il Gratarol ha molti nimici. Domani Venezia sará piena di strane chiacchiere sulle mie spalle e sopra quelle di quel signore. Dovevate riconsegnare al signor Agazi il libro. Siccome so ridermi delle private frascherie, sarei uno stolto se non curassi la volontá de’ tribunali dal canto mio e se cercassi de’ sotterfugi per non obbedirli ciecamente. Tutte le opere ch’io scrissi, quantunque forse un po’ troppo franche, trovarono della indulgenza e della condiscendenza nel mio Principe ne’ loro passaggi al pubblico. Mi rincrescerebbe moltissimo che da questo punto fossero guardate con occhio di sospezione. Ricordatevi che se ciò nasce non ho piú né calamaio né penne per il teatro. Spero che ricupererete il dramma e lo darete con sollecitudine al magistrato. Vi ricordo che se ciò non farete, potranno nascere delle sciagure anche a voi. Co’ tribunali non s’usano raggiri.

— A dirle il vero — mi rispose il Sacchi, — ho preso il partito che le ho palesato, perché ho avuto timore che gl’ingiusti maneggi e la forza del signor Gratarol cagionassero che il dramma non mi fosse piú restituito, e per delle pazze malignitá non voglio perdere quel capitale per il mio teatro.

— Gran capitale! — diss’io. — Farmi d’udire la dama che mi nominaste divertirsi coll’acume suo vivace sopra a questa faccenda. La strada che avete presa, quanto piú il mio dramma è innocente, tanto piú cagionerá de’ susurri, e piuttosto ch’egli divenga argomento di que’ tumulti che prevedo e abborrisco, sarebbe meglio che andasse le mille miglia sotterra.

Il Sacchi alquanto audacemente mi rispose le seguenti grossolane precise parole: — Eh! mi perdoni, lei ha troppi dubbi e troppi riguardi di delicatezza: convien far fronte e non lasciarsi cacar sul capo da certi sopraffattori.

Averei dovuto accendermi sull’audacia del Sacchi, ma per i miei sistemi fissi i comici non ebbero mai vigore di destare in me l’irascibile. Mi contentai di dire a quel capocomico: