Pagina:Gozzi - Memorie Inutili, vol 2, 1910 - BEIC 1838429.djvu/41


parte seconda - capitolo xxvix 35

stravaganze e sulle costituzioni della umanitá. Vediamo i gradini per i quali discesi ad essere un nulla sul mio dramma, ad onta di tutti i miei sforzi per essere considerato una qualche cosa.

Affacciatomi al capocomico Sacchi gli chiesi se avesse rimarcato le contorsioni e il borbottare della Ricci sulla lettura ch’io feci alla compagnia la sera trascorsa.

Egli mi rispose che gli pareva d’aver veduto qualche cosa senza poter capir nulla e senza comprendere ragione alcuna.

— Ebbene — diss’io, — per alcune cause comiche e per alcuni aneddoti vergognosi anche di troppo noti, la Ricci conserva da un anno de’ sentimenti guasti contro di me per l’abbandono ch’io feci di lei nel punto della sua solenne domestica pratica da lei legata col signor Pietro Antonio Gratarol, a cui sono certo averá fatti contro me nel corso d’un anno del mio allontanamento de’ pessimi uffizi, indispettita di non avermi potuto indurre a servire d’ombrello alla figura in cui s’è posta agli occhi della compagnia e agli occhi del mondo, come sapete. In cinqu’anni ch’io fui di lei amico, compare, domestico assistente e compagno, ho debito d’aver conosciuto il di lei cervello leggero, la di lei ambizione, il di lei spirito imprudente e vendicativo, il di lei carattere pericoloso, zulfureo, suscettibile, corrotto da’ cattivi principi di educazione. E sono certo di non errare a credere ch’ella sia apparecchiata a far ingoiare al Gratarol con tutto l’artifizio possibile il calice disgustoso, ch’io cerco di esporlo sulla pubblica scena col mio dramma: Le droghe d’amore, nella parte di quel giovanastro moderno e leggero nominato nel dramma «don Adone»; e ciò per darsi forse del merito coll’amico, per far del danno alla vostra compagnia colla quale è crucciosa e per auzzare quel signore contro di me, onde io abbia a sofferire de’ dispiaceri.

— Possibile! — esclamò il Sacchi attonito. — Con qual proposito?

— Con quel proposito ch’io sono certo ch’ella si fabbrica — diss’io. — Il di lei divincolarsi e borbottare sopra l’universalissimo carattere del don Adone, ch’è semplice episodio nel dramma da lei approvato or fa un anno, diviene ora un’arma