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parte seconda - capitolo xxvii 29

del pubblico meritate dalla languidezza e prolissitá della mia composizione.

Assegnai le parti componenti il mio dramma con quella proporzione che mi parve confacente agli attori e alle attrici della compagnia da me conosciuti, e nessuno averá l’audacia di negare la mia legittima disposizione; la quale fu poi cambiata in parte a seconda dei successi che narrerò, senza il mio consentimento, secretamente, per una turpe insidiosa malizia comica ch’io non poteva mai prevedere.

Fatta ch’ebbi la disposizione delle parti in iscritto sull’opera licenziata, doveva io per una consuetudine necessaria far la lettura agli attori e alle attrici radunati che dovevano rappresentarla. La intenzione de’ sentimenti dello scrittore d’un’opera scenica è soltanto da lui conosciuta. Senza questa lettura preliminare e senza una somma attenzione di chi compose l’opera s’odono ne’ teatri moltissimi controsensi da una gran parte de’ nostri comici, per lo piú macchine ignorantissime.

Siamo al punto in cui il mio dramma di caratteri e d’una critica universalissima sul costume, per una via che nessuno doveva o poteva immaginare assolutamente, cominciò a divenire una satira particolare verso il signor Gratarol.

Se i miei lettori non s’annoieranno, troveranno naturale e niente maraviglioso un tal cambiamento di natura.