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nota 321

e avrebbe dato forma definitiva anche alle sue «inutilitá», consultando quel che era per lui l’oracolo: il vocabolario dell’accademia della Crusca.

Ebbene: in questa edizione ci siamo molto giovati, oltre che dell’esame della grafia usata nelle Opere complete, anche del dizionario della Crusca, in edizioni, s’intende, anteriori al 1800; e in base a questo criterio abbiamo corretto molte doppie consonanti, ancorché frequentemente usate (per es. «avvanzare» e suoi derivati), o lasciata una parola in due forme grafiche (per es. «omettere» e «ommettere»), o non corretta una grafia antiquata (per es. «proccurare» e suoi derivati).

Queste doppie consonanti soppresse o aggiunte forman da sole due terzi delle correzioni grafiche. Le altre, a parte gli errori di stampa piú evidenti, si posson dividere in vari gruppi, il piú interessante dei quali è quello dell’«s», o piú spesso dell’«ss», trascritto con «sc» («svanisce» per «svanisse», «susciego» per «sussiego», «suggerisce» per «suggerisse», «sfuggisci» per «sfuggissi», «scillaba» per «sillaba», «proseguisce» per «proseguisse», «discipano» per «dissipano», «apparisce» per «apparisse», «proliscio» per «prolissio»); forma che si è creduto inutile conservare malgrado la costanza quasi senza eccezione della grafia, anche per evitare gli equivoci cui avrebbe dato luogo fra la terza persona singolare dell’indicativo presente e la terza persona singolare del soggiuntivo imperfetto.

Furori corretti anche i nomi stranieri scritti male (p. e. «Scaron» per «Scarron»), quando era evidente che il Gozzi non aveva avuta l’intenzione di mutarne la grafia; al contrario fu sempre lasciato «Russò» per «Rousseau», «Rabelè» per «Rabelais», «Mercié» per «Mercier». Furono sciolte tutte le abbreviazioni come «Co:» per «conte», «S. Angelo» per «Sant’Angelo». Fu corretta o aggiunta qualche parola tutte le volte che la correzione o l’aggiunta riparava a un’evidente svista o a un salto dovuto al tipografo (p. es. ii, 290: «scoperte... i fistoli» in «scoperti... i fistoli»; «che allora tra le mani de’ comici» in «che allora era tra le mani de’ comici» ecc.); al contrario il testo fu scrupolosamente rispettato dove sorgeva legittimo il sospetto che l’errore fosse stato commesso a posta dal Gozzi per trarne effetti ironici (per es. i, 218: «scemitragiche»). Furon infine corrette le frasi e voci straniere, spagnuole e francesi, in generale errate (sulla conoscenza del francese del Gozzi, ricordare i, 34). Cosí per es.