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lettera confutatoria 311

soave raglio del dir male, senza avvedervi di abbassare la vostra grand’anima e di avvilire la vostra penna sublime, vi lasciaste trasportare a scrivere delle feroci e fulminanti invettive insino ad un Truffaldino. Vi confesso che a quel passo a me parve di leggere una scena del signor Fiorindo collerico col suo servo Truffaldino.

L’altra è la previsione e l’idea che vi formate nella pagina 51, ch’io prenderò la penna per rispondere alla vostra Narrazione: «perocché — dite voi parlando con me — io credo che non abbiate altri affari se non che star seduto a scrivere o visitare qualche comare».

Questa vostra faceta supposizione, che fa conoscere sempre maggiormente che vi siete posto a schiccherare de’ quinterni d’ingiurie da bordello contro me senza conoscermi e col solo fondamento delle vostre indovinazioni da strologo della piazza, mi fece ridere.

Se vi degnerete di leggere le Memorie della mia vita, rileverete che le mie occupazioni principali pesantissime sono ben altro che starmi sedendo a scrivere per diletto e di far visite a qualche comare.

Quantunque io non abbia né moglie né figli e sia padrone di me medesimo, troverete che i momenti del mio scrivere sollazzevole e delle mie pratiche di ricreazione non sono da me còlti che per una distrazione dalle penose fatiche e dagli afflittivi molesti pensieri che m’occuparono e mi occupano per la mia diramata famiglia; e se siete in grado di guarire per qualche momento dalla furiosa animalesca pazzia e d’essere ragionevole per un lucido intervallo, comprenderete che se i pensieri vostri principali fossero stati come i principali pensieri miei, riguardo alle vostre ispezioni, alla vostra famiglia ed a’ vostri congiunti, non vi trovereste ora nelle stufe settentrionali della stamperia del cavalier Fouct a bestemmiare pagine vendicative e brutali, senza dar retta a’ consigli né al sincero dolore de’ vostri amici veraci, e benedicendo que’ fanatici che gridavano o vi scrivevano: «Bravo amico! fai bene. Ti si conviene di farlo».