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parte seconda - capitolo xxvii 25


Mi si diceva ch’io era troppo austero nel criticare e disprezzare le mie composizioni; mi si intuonava ch’io ne aveva sprezzate delle altre ch’erano poi riuscite mirabilmente contro la mia opinione; mi si adducevano le testimonianze di buon augurio fatte a quell’opera, e spezialmente quelle della Ricci; si protestava che quel dramma non poteva avere che un incontro felice; non si mancava di spargere che avendo io troncata la predilezione e l’assistenza della Ricci, guardava con occhio di freddezza e di perduta parzialitá il resto della compagnia. Quai tasti non sa toccare la maliziosa comica astuzia?

Nessun vigore avevano sull’animo mio le ciarle artifiziose. Un caritatevole rimorso di sentimento cortese di non aver fatto nulla in quell’anno in soccorso de’ miei protetti da tanti anni, il tedio che mi davano le interminabili preghiere, e piú la naturale mia condiscendenza, m’indussero a levarmi d’intorno le seccature ed a superare il ribrezzo di vedere fischiata un’opera mia nel teatro; il che doveva succedere per tutte le cause che ho narrate.

Trassi con qualche atto d’impazienza dal suo sepolcro quel manoscritto, e gettandolo al Sacchi come per sollevarmi da un fastidio, aggiunsi al mio dono le seguenti parole precise: — Dono il dramma perché non s’abbia a dire ch’io sono ostinato e scompiacente e per troncare le insidie seccagginose. V’ho detto dal canto mio che non sono persuaso dell’opera. Spero che bilancierete l’arrischiarla sulle scene. Vi ricordo che s’ella è fischiata, abbrucio per sempre la mia penna comica e tragica. Donando un dramma, anche non persuaso della sua riuscita, non merito d’esser posto al cimento di ricevere de’ sgarbi da un pubblico che sin ora mi fu indulgente.

Nessuno poteva prevedere che delle bugiarde, imprudenti e vendicative riferte d’una comica, de’ falsi passi e delle mosse di mal consiglio del credulo signor Pietro Antonio Gratarol, de’ puntigli de’ Grandi e della istrionica venale malizia facessero divenire quel dramma una inonesta satira particolare, senza il menomo intrinseco proposito, sulle spalle di quel signore. Le circostanze, de’ pessimi uffizi d’una attrice con me crucciosa per