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far che piú non si rappresentasse la commedia». Quindi alla sfuggita chiudete tra due parentesi la menzogna a voi necessaria: «senza mai dirmi un perché». — Mentite.

Tutti i «perché» maiuscoli del mio arbitrio perduto, che si leggono nelle mie Memorie, gli aveva detti al Maffei allorquando venne a proccurarvi il «colloquio» con me, anzi protestandogli che se mai rilevasse che la vostra intenzione fosse di chiedere a me la sospensione della commedia, io non voleva assolutamente «colloqui» con voi. Il Maffei è onest’uomo né può negare questa veritá.

A chi mai volete far credere quel vostro «senza dirmi un perché»? La vostra richiesta sopraffattrice mi costrinse anzi a replicare in faccia a voi e in faccia al Maffei non solo i «perché» ch’io aveva addotti a quello prima del «colloquio», cioè degli ordini avuti dal ministro revisore del magistrato sopra la bestemmia, dell’ordine che aveva un fante de’ capi dell’Eccelso di condurre la attrice vostra alleata dalla finta caduta al di lei dovere; ma aggiunsi l’altro: perché mi confessaste nel «colloquio» che «avevate fatti de’ ricorsi e che v’erano state chiuse le porte in faccia per ogni dove», indovinando io che avevate fatto il vostro ricorso agl’inquisitori di Stato con inutilitá.

Non mi negate, Pietro Antonio, che tutti i miei efficaci «perché» furono da voi beffeggiati e derisi, esclamando «ch’erano coglionerie indegne d’esser dette da me e d’essere ascoltate da voi». Il Maffei è buon testimonio.

È notabile la maraviglia vostra sopra a cosa ch’io aveva detta al Maffei e aveva detta a voi, come di cosa a voi ignotissima e che notate nel fondo della vostra pagina 43, cioè che «un fante de’ capi del Consiglio de’ dieci era stato a precettare la Ricci d’ordine del tribunale di non fingere altrimenti l’ammalata e di portarsi a recitare quella medesima sera».

Da che nascono i vostri stupori, il dí diciotto di gennaio, d’un ordine che sapevate dalla mia voce sino dal di sedici del detto mese? Ma se volessi opporre a tutte le menzogne che si chiamano una mentita, contenute nell’innesto di carote nel vostro narrare il «colloquio» da voi cercato con me, averei bisogno d’un abachista.