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296 memorie inutili

me: «Impostore! superbo! sino a questo segno tentar di portare il trionfo d’una iniqua vendetta!», e per aggiungere e spedire poscia le vostre braverie in iscritto dal settentrione che si leggono nella pagina 42.

Chi non vede che s’anche fossi di quell’animo tristo che colla vostra malnata fissazione cercate di farmi credere, e avessi avuto nel capo il sognato da voi sciocco e vendicativo trionfo che riferite, averei potuto spargere ch’eravate stato da me a pregarmi per la sospensione della commedia, e che per far ciò non aveva bisogno di chiedere permissione a voi?

Permettete ch’io possa dire «impostore», «inventore infelice» e «mentitore» a voi senza il menomo rimorso. Vi giuro che non ho mai conosciuto schiccheratore di narrazioni, che narri le cose a rovescio con maggior audacia e con una piú rara increanza di voi.

In quel colloquio m’avete confessato, non volendo, che avevate fatti de’ ricorsi a’ tribunali perché fosse sospesa la commedia e che vi «furono chiuse le porte in faccia per ogni dove». Il Maffei è testimonio anche di questa veritá.

Ma perché questa veritá si opponeva troppo alla ciarlataneria de’ vostri intempestivi e falsi argomenti, per provarmi ciaramellando ch’io «poteva» e «doveva» fermare la commedia, scrivete poi da mentitore legittimo, nella pagina 40 della vostra Narrazione putrida, del «colloquio»: — «Finalmente, senza mai aver toccato il crudele rifiuto de’ miei ricorsi, conchiusi», ecc. — Senza mai aver toccato? Vi sta troppo a cuore di far credere per veritá questa fracida bugia.

Io vi feci il progetto che, ritornata in iscena in obbedienza de’ tribunali la commedia il venerdí, averei proccurato che le recite non oltrepassassero, e d’essere con voi in un palchetto quella sera in vista del pubblico per rovesciare le opinioni maligne, a vostro ed a mio vantaggio; veritá che confessate anche voi nella pagina 41, insultando poi la mia ragionevole esibizione progettata, con una dileggiatrice ironia da superbo asinello, nella pagina stessa con queste parole: «Cospetto! non averei mai piú ricevuto un onore sí grande!».