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Non istupite se dopo il mal consigliato passo che faceste di far richiamare la commedia al magistrato della bestemmia per un nuovo esame espressamente sulla parte del don Adone, il bisbiglio cominciasse a spargersi per la cittá. Il vostro amico che ha stimolato il richiamo a una nuova revisione, il signor Agazi revisore, punto per cosí dire da un rimprovero d’aver mal esaminato e mal licenziato, punto nel vedere de’ ministri d’un tribunale supremo impacciarsi nella di lui mèsse, punto dalla gelosia della di lui iurisdizione ferita; sono tutte cose che non istanno in silenzio, massime trattandosi di materia teatrale e d’una commedia ch’era resa nota e ch’era attesa dal pubblico con quella aviditá che a Venezia s’attendono tali inezie.

Due giorni bastarono per empiere la cittá tutta della seguente disseminazione: — Il Gozzi ha posto in una sua commedia intitolata: Le droghe d’amore Pietro Antonio Gratarol; il Gratarol mette sossopra i magistrati perché quella commedia non entri nel teatro. — L’apparecchio della illusione è seminato, la brama e la curiositá de’ vostri nimici di vedervi in iscena è in fermento, le dicerie sopra a voi e sopra a me gorgogliano. La dama che ha giurato d’esservi «fatale» legge il mio manoscritto: non trova in esso che caratteri universali. Lo fa leggere a parecchi: tutti trovano la mia commedia innocente. Ma la dama si serve della circostanza e vuole che quell’opera le serva ad esservi «fatale». Esagera contro voi, contro la vostra leggerezza nelle di lei numerose conversazioni. La cittá è tutta in cicaleccio per questa freddura; l’illusione si rinforza e si dilata come una macchia d’olio alla barba vostra. L’opera è presentata, in obbedienza al magistrato della bestemmia, sotto una nuova revisione. Ella è letta, esaminata anche colle viste di prevenzione sulla parte da voi indicata. La parte è trovata d’un carattere universale, la commedia è trovata innocente in tutta la sua estensione. È letta da’ vostri aderenti da voi mossi: nessuno trova in essa il vostro carattere. È ampiamente licenziata per il teatro una seconda volta, e si legge nella pagina 24 della vostra fiorita Narrazione: «Il dí seguente, cioè il sesto dopo il discorso tenuto col saggio amico (vale a dire col saggio signor Giovanni Zon secretario