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lettera confutatoria 279

commedia? — I sentimenti del don Adone erano cosí vostri come lo erano d’infiniti altri uomini. — Dunque il carattere del don Adone era universale.

Quantunque, e per le ingenue e innegabili ragioni addotte e per la vostra confessione, il vostro carattere non sia stato da me innestato nella mia commedia per quella vendetta di geloso amore, e come la vostra attrice, con una imprudenza vendicativa e per un bilioso umore verso di me e per auzzarvi, ha facilmente fatto credere alla vostra virile puerilitá effemminata; non crediate però ch’io pretenda di sostenere che non siate stato spettacolo al popolo in un teatro. Lo foste per vostra e per mia fatalitá, ma lo foste perché con una industria ed una sublimitá d’ingegno non piú uditi vi siete posto da voi medesimo, trottando a far uffizi per impedire ciò che non v’era, risvegliando illusioni e ciarle, armando i vostri nimici, combattendo e rovesciando tutti i miei passi, tutti i miei apparecchi, tutte le mie opposizioni perché non avvenisse ciò ch’è avvenuto, come se veramente voleste vincere di voler essere pubblico spettacolo a mio dispetto.

Giuro a Dio ed a’ vostri «amici meridionali» che non v’è uomo sopra la terra che, non volendo esser posto sopra una scena, cerchi con maggior industria di voi e con maggior puntiglio di voi d’esser posto sopra una scena.

Crederete forse ch’io sia per provare stentatamente e imitando le vostre menzogne e stiracchiature di maldicenza questa mia solida proposizione? V’ingannate. La vostra stessa Narrazione mi somministrerá le prove evidenti.

Lasciando da un lato per ora tutte le vostre pettegole asserzioni, che crocidando raccoglieste con un’arte degna della vostra maturitá e serietá circospetta da un’attrice vostra amante e vostro unico perpetuo testo classico, mi concederete d’aver scritto nella vostra sciloppata Narrazione alla pagina 22: «Un giorno dunque sulla fin di novembre, trovandomi io in sua casa (cioè dell’attrice), poche ore dopo ch’essa tornata era dall’udir la lettura d’una commedia nuovamente finita dal signor conte Gozzi (cioè finita nelle poche scene che mancavano all’ultimo atto, sin dal giugno, d’una commedia scritta sino a